FAVIGNANA ARCHEOLOGIA
Cala San Nicola, il primo porto di Favignana sin dall'epoca
punica. Questo antico porto e' sempre stato utilizzato per
mettere a riparo le piccole imbarcazioni, negli anni '30 del secolo
scorso, durante il periodo della tonnara, a volte erano
messe in sosta le varcazze (barche di tonnara). Oggi soprattutto durante
l'estate viene utilizzato dai diportisti. Al centro di questo antico porto
osserviamo una spiaggetta raggiungibile comodamente, nello stesso luogo,
una grotta con alcuni graffiti risalenti al paleolitico e neolitico,
situata a due passi dal mare. Ai piedi della grotta si possono notare due
piccole vasche lunghe circa cm 150, larghe circa cm 80 e profonde circa 80
cm. Probabilmente servivano per la lavorazione del garum, una salsa in uso
nell'antica Roma ricavata dalla macerazione di pesce azzurro, a volte con
aggiunta di tonno, erbe aromatiche dell'isola, e sale. Michele Gallitto
cultore di storia delle isole Egadi.
Bagno delle donne o ninfeo, un impianto che, secondo alcuni, puo
benissimo essere una cetaria per la lavorazione del pesce. Si presume che
sia di epoca greco-romana del II-III secolo d.C. scavato nella roccia.
Probabilmente la grotta era in parte gia esistente, poi e' stata ampliata
soprattutto nella parte destra. L'ingresso era composto da una piccola
volta ed alcuni gradini, in parte ancora visibili. Da cui si accede in una
ampia sala di m 5x 4 circa, dove si faceva arrivare l'acqua del mare,
tramite un tunnel lungo una decina di metri e largo metri 1,30 circa.
Costruito un po curvo (forse per fermare la forza del mare e del vento),
il tunnel a circa meta' percorso ha due finestrelle aperte nella parete di
roccia: quella bassa serve a far entrare l'acqua, quella piu' alta a far
entrare la luce. Gli scogli, predisposti fuori dal tunnel per farm
convogliare l'acqua del mare all'interno , presentano una significativa
curva per accompagnare l'acqua piu' dolcemente. Inoltre, l'ingresso verso
il mare, ai lati delle pareti ed il alto, e' stato scavato come per
poterlo chiudere con una saracinesca in legno o in metallo ogni volta che
si voleva, soprattutto in caso di maltempo. Il pavimento della sala, per
alcuni metri (verso il centro), era stato preparato con il vespaio(un
impasto di malta e piccoli sassi), in modo da poterlo poi rivestire con
tessere di mosaico. Il soffitto e' per la meta' ceduto dentro la sala. A
cosa poteva essere destinato tale impianto? Il quesito e' ancora
irrisolto, perche' gli archeologi non hanno detto la parola definitiva, ma
l'archeologo Gianfranco Purpura sembra non avere dubbi: "Resta dunque
aperta la questione relativa all'impiego di questa struttura in eta'
greco-romana e, seppure successive indagini dovessero accettare la reale
esistenza di un vivavio antico, la sua presenza in prossimita' di un
impianto pe la lavorazione del pesce non appare affatto insolita, anzi
piu' che naturale: meno probabile, invece, sarebbe la collocazione di
ambienti destinati ad un uso raffinato ed al culto, in prossimita' di
maleodoranti vasche per la lavorazione del pesce". Dal libro: Egadi ieri e
oggi (Isolani, deportati, schifazzi)
di Michele Gallitto,
cultore di storia, delle isole Egadi.