Favignana I Florio Favignana - I Florio FAVIGNANA

 

FAVIGNANA i florio

 

 

 

I maestosi stabilimenti della tonnara che delimitano l'ingresso del porto di Favignana, l'elegante palazzina neogotica che si affaccia sul molo e l'imponente statua di Ignazio Florio, che troneggia in piazza Europa, restano a testimoniare la presenza degli industriali siciliani che per quasi un secolo furono i signori dell'isola. I Florio, dalla seconda meta' dell'Ottocento ai primi decenni dei Novecento rappresentarono una delle maggiori potenze economiche del nostro paese. Possedevano infatti la più consistente flotta mercantile italiana, con la quale gestivano anche i servizi postali fra Sicilia e continente. La loro attivita' spaziava dalla cantieristica navale alla industria della estrazione dello zolfo; dal settore metallurgico alla chimica; dalle filande, agli alberghi, dalla produzione del famoso vino Marsala, alla gestione delle tonnare di Favignana e Formica, con la relativa conservazione sott'olio del tonno pescato.

 

Alla pesca del tonno, che in quegli anni era in grande espansione, aveva guardato con interesse fin dal suo esordio nel mondo degli affari, il capostipite del casato, quel Vincenzo Florio che a ragione i suoi biografi definiscano uno dei più importanti capitani di industria nell'Italia dell'Ottocento. Nativo di Bagnara Calabra, Vincenzo Florio era vissuto e cresciuto in Sicilia. I genitori, Paolo e Giuseppina Saffiotti, insieme ad un fratello del padre, Ignazio, si erano trasferiti a Palermo nel 1799, quando il bambino aveva solo pochi mesi, avendo rilevato un negozio di droghe e coloniali da un loro concittadino con il quale già da tempo erano in rapporti di lavoro. La bottega di via Materassai. presso la quale operava anche una piccola banca di depositi e prestiti. pro sperava, anche perché a Palermo i Florio erano gli unici a vendere il cortice, una radice medicamentosa ritenuta particolarmente efficace per curare la malaria, malattia in quel periodo assai diffusa. Nel 1807 Paolo muore improvvisamente e Ignazio dovrà assumere in pieno la gestione della ditta, alla quale assocerà il giovanissimo nipote, da quel momento allevato come un figlio proprio.

 

Il capostipite: Vincenzo Florio, Vincenzo cresce pieno di curiosita' e di interessi. Vive agiatamente e completa la sua istruzione con diversi viaggi all'estero, specie in Inghilterra. È un giovane attento alla realta' che lo circonda, riesce a cogliere i fermenti di progresso e di rinnovamento che serpeggiano nella società meridionale pre unitaria, e guarda ai settori in espansione della economia siciliana, deciso a fare quel salto di qualità, che negli anni a venire lo avrebbe portato alla ribalta come uno dei piu' geniali imprenditori del suo tempo. La sua attenzione si appunta soprattutto sulle possibilità di sviluppo del porto di Palermo con le attività ad esso connesse, sulle aziende enologiche del trapanese, create da illuminati industriali inglesi, quali i Woodhouse e gli Ingham, che vivono in Sicilia con interessi in vari campi, e sulla pesca del tonno, che si presenta in grande sviluppo.

 

La cospicua eredita' familiare, della quale entrera' in possesso nel 1828 alla morte dello zio, gli permettera' di esplicare la sua versatilità nel mondo degli affari e gli consentira' di avventurarsi in campi assai piu' consistenti e redditizi, di quelli in cui avevano operato il padre e lo zio. Diviene in breve azionista di una societa' di assicurazioni marittime, costituisce a Marsala una societa' commerciale per la produzione di vini all'uso del Madera, che prelude alla nascita del famoso Marsala Florio e nel 1829 acquista la tonnara dell'Arenella, presso la quale qualche anno dopo, nel 1844, fara' edificare su progetto dell'architetto Carlo Giachery, una bella palazzina, una delle poche abitazioni della famiglia rimasta in possesso dei Florio, attualmente abitata dal nipote dell'ultimo dei discendenti del casato.

 

In quello stesso periodo entra in societa' con i Pallavicini, che fin dal dicembre del 1637 erano i proprietari delle isole Egadi e assume la gestione delle tonnare di Formica e di Favignana, le piu' grandi e piu' importanti della Sicilia. Inizia a questo punto il legame di Casa Florio con l'isola di Favignana, destinato a perpetuarsi anche nel corso delle successive generazioni. Pesca e lavorazione del tonno Con Vincenzo Florio si inizia h produzione di tonno sott'olio. La pesca del tonno sulle coste della Sicilia e in particolare nell'area del trapanese, ha origini antichissime,che risalgono addirittura alla preistoria. Nelle pitture neolitiche ritrovate all'interno della grotta dal Genovese a Levanzo, si notano infatti delle figure umane accanto alla sagma di un grosso tonno. E' una pesca stagionale, assai complessa ed elaborata, che si svolge nel arco di circa tre mesi, dall'inizio della primavera ai primi giorni di giugno. basata stamenti del branco che coincide con la riproduzione. Durante il percorso di andata i tonni si avvicinano alle coste della sicilia occidentale, si montavano le tonnare del trapanese e del palermitano, lungo i percorsi di ritorno che toccavano nei mesi di luglio piena attivita' le tonnare del messinese e del siracusano. Nei primi anni del secolo XIX l'attivita' della tonnara era altamente redditizia. Il pescato di una stagione si aggirava intorno a sette, ottomila esemplari Lo smercio del pesce, tuttavia, presentava notevoli inconvevienti, inquanto veniva immesso sul mercato tutto insieme e in notevole quantita', mentre le dissestate condizioni delle strade siciliane non consentivano il trasporto in tempi brevi nelle principali citta' dell'isola, col rischio del deterioramento del prodotto. Nasceva quindi la necessita' di provvedere alla sua conservazione. Nel trapanese e a Favignana, per la conservazione si praticava la salagione delle varie parti del tonno che venivano stipate in barili di legno. Da qualche tempo pero' si era diffusa la convinzione che il consumo del pesce salato ampiamente adoperato durante i lunghi viaggi per mare, fosse la causa principale dell'insorgere dello sgorbuto, che sovente colpiva i marinai durante la navigazione. Per far fronte alla situazione Vincenzo Florio decise di provare a conservare sott'olio una parte del pescato. L'esperimento diede esito positivo e nacque cosi' a Favignana presso gli edifici che contenevano le attrezzature della tonnara, una fiorente industria conserviera, che diede grandissimo impulso sia alla pesca che allo smercio del tonno. L'intero ciclo di lavorazione del tonno evitando sprechi e rischi aumentava il benessere della popolazione isolana sia per quanto riguardava i tonnaroti che vedevano garantito e valorizzato il loro lavoro,ma anche per le loro donne che venivano impiegate nelle varie fasi di cottura, lavorazione e conservazione del pesce. I signori della tonnara.

 

Nel 1859, intanto. era giunto alla scadenza il contratto di gabella delle tonnare di Formica e di Favignana, stipulato nel 1841 fra Vincenzo Florio e i proprietari delle Egadi.

L'industriale siciliano, impegnato in varie altre attività, non soltanto imprenditoriali, ma anche sociali e politiche, decide però di non rinnovarlo. malgrado i positivi risultati della tonnara, che proprio in quell'anno aveva registrato una pesca particolarmente ricca, e malgrado le ripetute sollecitazioni dei marchesi Rusconi e Pallavicino. La gestione delle due tonnare passa quindi, per un periodo di nove anni, al genovese Giulio Drago. che nel 1867 rinnoverà il contratto per altri nove anni.

Il legame fra i Florio e Favignana tuttavia non è destinato ad estinguersi. Sarà infatti il figlio di Vincenzo, Ignazio, dopo la morte del padre. ad acquistare dagli antichi proprietari, per la cospicua somma di £ 2.750.000, le isole Egadi. nell'intento di dare continuità alle attività intraprese dal genitore. Con atto stipulato il 7 marzo del 1874 fra il marchese Giuseppe Carlo Rusconi, il marchese Giacomo Filippo Durazzo Pallavicino e il "commendatore Ignazio Florio figlio del fu Cavaliere senatore del Regno Vincenzo Florio" Ignazio entrava in possesso delle isole di Favignana, Levanzo e Marettimo, Formiche e "loro tonnare e mari, coi titoli di nobiltà e relativi diritti di farsene investire". Si parla naturalmente anche di case, casine, magazzini, fabbriche, pozzi, cisterne e di tutto il materiale che costituiva il corpo delle tonnare.

 

Favignana a questo punto è diventata l'isola dei Florio per antonomasia. I vari membri del casato, Ignazio senior con la moglie Giovanna d'Ondes e poi il figlio Ignazio junior, con la bellissima consorte Donna Franca, giunge­vano nell'isola, a bordo dei loro lussuosi yacht, accompagnati da una numerosa corte di parenti e di amici, per assistere alla mattanza o per trascorrere un periodo di vacanza a contatto con uno splendido mare e con una natura selvaggia ed incontaminata.

 

Gli architetti dei Florio

 

La frequente presenza dei nuovi signori dei loro accompagnatori, rende necssario predisporre comodi alloggi per ospitarli, e così nel 1878 Ignazio Florio dà incarico a Giuseppe Damiani Almeyda, uno dei più prestigiosi architetti palermitani del tempo, di costruire una casa di abitazione e gli affida anche il compito di ristrutturare i fabbricati della tonnara.Insieme all'elegante palazzina neogotica che si affaccia sul porto (edificata nel luogo ove sorgeva il forte S. Leonardo). Damiani Almeyda si adopera a ridisegnare tutto il fronte a mare dell'isola, ampliando e modificando l'intera struttura degli esistenti stabilimenti. che assumeranno l'imponente aspetto monumentale, che conservano ancora oggi.

 

In breve la tonnara dei Florio, ingrandita ed attrezzata per la nuova attività di inscatolamento, diviene uno dei più grandi complessi di industria alimentare del mondo, all'avanguardia dal punto di vista tecnologico e con una produzione che, per quantità e qualità, è in grado di competere con le più grosse fabbriche straniere. specie quelle della Spagna, che pure vanta una antica tradizione nel settore.

 

Se Giachery era stato l'architetto di Vincenzo Florio, progettista non soltanto della casa dell'Arenella (Palermo) ma anche di vari fabbricati e stabilimenti industriali. Damiani Almeyda sarà l'architetto di Ignazio Florio senior, cosi come successivamente Ernesto Basile sarà l'architetto al quale Ignazio Florio junior affiderà la costruzione di una propria villa all'interno del parco dell'Olivuzza (Palermo), il progetto dell'albergo Villa Igiea, e il completamento del Teatro Massimo.

 

Esponenti di una borghesia imprenditoriale illuminata, tutti i membri di Casa Florio erano per antica tradizione familiare, e forse anche acausa delle loro umili origine democratici ed attenti ai bisogni ed esigenze dei loro dipendenti, operai, domestici, servitori o accompagnatori.

 

Non c'è da stupirsi quin un forte legame di rispetto con il personale di servizic Gli abitanti delle isole Egadi vera e propria venerazioni per i loro "signori",accolti come dei sovrani che venivano a visitare le loro terre. L'arrivo in porto delle prestigiose imbarcazioni di Casa Florio, soprattutto il Sultana e l'Aegusa - che per lusso e raffinatezze di saloni, arredi e suppellettili erano paragonabili solo allo yacht della famiglia reale inglese - lo sbarco di belle signore con eleganti cappelli piumati. la vivacità e l'allegria di tanta bella gente, erano eventi che gli isolani vivevano con grande attesa e grande partecipazione. La presenza dei signori con le loro molteplici esigenze, la servitù necessaria per accudirli durante la loro permanenza, le derrate alimentari da approntare, i pranzi e i banchetti da allestire, costituivano peraltro una notevole fonte di lavoro e di guadagno.

 

I più assidui frequentatori dell'isola furono in particolare Ignazio junior e la sua celebre moglie, Franca Jacona di San Giuliano, il cui fascino aveva soggiogato re e imperatori, dal Kaiser Guglielmo II a Edoardo VII d'Inghilterra. scrittori e musicisti, poeti e pittori. quali D'Annunzio e Trilussa, Robert de Montesquiou e Mascagni, Ettore De Maria Bergler ed Enrico Caruso, Boldini e Canonica. Franca Florio era molto bella ma anche cordiale ed a e aveva un rapporto affettuoso con le donn Favignana.

 

Quando nella primavera del 1903, colpita durame nei suoi affetti più cari per morte di due suoi bambini la primogenita Giovannuza e il piccolo Ignazio, la giovane donna era venuta a rifugiarsi nell'isola, le affettuose premure e le mille attenzioni delle mogli di pescatori e contadini, i loro piccoli doni, un cesto di frutta appena raccolto, un mazzo di fiori, un dolce preparato apposta per lei, l'avevano aiutata poco a poco a placare il suo dolore e a ritrovare se stessa.

 

Si racconta che Ignazio Florio Junior, per consentire a Donna Franca di godere dai balconi del Palazzo Florio della vista su Levanzo, fece abbattere il primo piano dei magazzini antistanti acquistati dal genovese Eugenio Pretto, industriale esperto nella conservazione di sarde e acciughe.

 

La fine di un impero

 

Ritorneranno i giorni di allegria e di spensieratezza, le gite in mare a bordo dei lussuosi yacht per assistere alla mattanza,le passeggiate con gli amici e i bagni nelle calette dell'isola, dove il mare è trasparente di un colore blu intenso. Ma soltanto per poco Lo scoppio della Grande Guerra, cancellerà in breve benessere e serenità.

 

La difficile situazione economica crearsi nell'economia italiana durante il conflitto bellico mette duramente in crisi Navigazione Generale Italiana dei Florio, una crisi che appare inarrestabile e che comincia ad erodere il patrimonio degli industriali sicilianini, costringendoli un po' alla volta a privarsi di tutti i loro beni I famosi gioielli di donna Franca vennero messi all'asta, Villa Igea e il parco dell'Olivuzza vennero venduti, E' il crollo di un impero economico che non sembrava potesse mai sgretolarsi e che nel periodo della Bella Epoque aveva portato in Sicilia una ribalta nazionale in gran parte per merito dei Florio cho con la loro generosità ed il loro mecenatismo erano stati il punto di attrazione e di convergenza di una èlite internazionale che attratta dal clima e dalle tante bellezze dell'isola veniva in Sicilia e trascorreva i mesi d'inverno.

 

L'eco dolorosa della Grande Guerra che avevano colpito tante famiglie dell'aristocrazia e del popolo, senza alcuna distinzione di casta, avevano spento le luci della ribalta, mentre il declino di Casa Florio si eccentuava ogni giorno di più. Ignazio e il fratell Vincenzo, alla fine degli anni Venti già la loro situazione economica era grandemente compromessa, avevano deciso di dare un assetto societario alle tonnare di Favignana e di Formica e avevano costituito a Roma la società Anonima Tonnare Florio. Una società che aveva avuto, però, vita breve. Il tracollo finanziario, infatti, era ormai inarrestabile ed anche per le tonnare era dovuto intervenire l'I.R.I. acquistando la maggioranza del pacchetto azionario, ed estromettendo del tutto i Florio dalla società. Si chiude con quest' ultimo atto la mirabile parabola di Casa Florio e il suo lungo legame con Favignana. .



 


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