Due cimiteri in uno A questo punto una domanda sorge spontanea. Dove sono stati seppelliti tutti questi morti?
Facciamo un passo indietro. L'attuale cimitero comunale, precisamente la parte nord (non lontano dalla tomba di famiglia dei poeti Giangrasso), confinava con una cava di tufo, trasformata in cimitero dopo che nel 1837 vi furono seppelliti venti cadaveri, a causa del colera che era scoppiato nel carcere San Giacomo. Settantasette anni dopo fu deciso dí utilizzare questo vecchio cimitero abbandonato per seppellirci i cadaveri dei numerosi morti libici. Questa scelta venne fatta per rispetto nei confronti dei residenti, visto che i morti erano musulmani.
Attorno al 1920, tale area venne ceduta al Comune che, avendo deciso di ampliare il cimitero, incluse questo "speciale" cimitero spostando il muro di cinta nord nella posizione attuale. Infatti, osservando attentamente il terreno esterno, risulta che il livello rispetto al cimitero è inferiore, tanto da far apparire le mura più alte. Si può notare inoltre che parecchia roccia è stata scavata, facendo pensare all'esistenza di piccole cave di tufo. Tra le piccole cave di questa zona, la più famosa è quella in cui fu trovata la forma di un crocefisso incisa su una parete e che, dopo essere stata trasformata in chiesetta, diede origine all'attuale cimitero, che è circondato da una vasta zona archeologica. Questa zona è sempre stata un "cimitero". Sappiamo infatti che, vicino al mare della Cala San Nicola, sono state individuate in passato alcune tombe. Ma torniamo al dimenticato cimitero dei libici. Racconta il geom. Nino Bianco: "Nel 1970 circa, mentre si scavava per preparare una tomba, il terreno sprofondò; si aprì una voragine non tanto grande, dove ho visto tante bare. Si sentiva una forte puzza, una cosa sgradevole. Fu chiuso tutto in breve tempo". Da tempo, sopra quel cimitero, ci sono numerose tombe e, da pochi anni, vi è una lapide in ricordo dei libici. In un'altra zona del cimitero, esiste ancora una tomba con due piccole lapidi: una, scritta nel nostro alfabeto, dice: Hagi Ymer Peni figlio di Hagi. Salial se Elbasan 1917 (albanese). L'altra, scritta in alfabeto arabo, dice: Anno 1935. Mio Dio, chiedo da Te il perdono. Non guardare i miei peccati e dammi la Tua misericordia. Omar figlio. Il sig. Alsaleh. Evidentemente vennero sepolti nella stessa tomba due prigionieri di etnie diverse in epoche diverse.
Dal libro di Michele Gallitto "Egadi Ieri ed Oggi"