La rotta della morte

 

Sotto le bombe

 

La rotta della morte

 

Nell'ultimo conflitto mondiale (1940-45), fu combattuta, com'è noto, anche una guerra dei traffici. Molte barche adibite alla pesca o al traffico mercantile vennero requisite e l'equipaggio militarizzato. Molte di esse furono affondate. Tra queste, vi erano anche i motovelieri, di cui alcuni erano schifazzi adatti a trasportare materiale, munizioni, carburante. Altri vennero utilizzati come dragamine. Nonostante nel Canale di Sicilia fosse stato creato un forte sbarramento difensivo di mine, sia da parte italo-tedesca che da parte anglo-americana, il numero di affondamenti a causa delle mine risultò modesto. Le cause principali dell'affondamento in questo mare furono principalmente gli attacchi dei sommergibili e quelli degli aerei.

In quegli anni il Canale di Sicilia fu definito "la rotta della morte". Durante la battaglia dei convogli per la Tunisia, che durò a lungo, molte navi mercantili e da guerra attraversarono il mare delle Egadi, mentre il cielo veniva sorvolato senza difficoltà dagli aerei nemici. Tanti furono così i morti italiani su questa rotta. Anche l'arcipelago egadino venne avvolto dagli sbarramenti di mine posizionate in più direzioni."' Dopo un lungo periodo di posa in mare, poteva capitare che il cavo di ormeggio si spezzasse, a volte a causa del mare molto mosso, e che la mina andasse alla deriva, con gravi rischi per tutti. Alle Egadi ne furono avvistate alcune sotto costa o vicino alle marine; una di queste fu disattivata nella spiaggia di Marettimo, qualcun'altra a Favignana. Un giorno a Favignana, nella marina di Poggiamico, fu vista galleggiare una grossa mina, la gente si era preoccupata perché, vedendola sbattere tra gli scogli, pensava che potesse esplodere causando un disastro. Fu chiamato Rosario Gallitto, che era un marinaio torpediniere sminatore e sapeva come disinnescare una mina. Egli si calò in acqua e in poco tempo la rese innocua.

Gli sbarramenti di mine in queste isole erano così posizionati:

- tra Marettimo e Levanzo furono posati uno sbarramento antinave composto da 50 mine ed altri due antisommergibili, composti rispettivamente da 45 mine e da 50 mine;

- tra Favignana (Punta Sottile) e Levanzo uno sbarramento composto da 110 mine;

- tra Marettimo e Favignana, due sbarramenti di mine antisommergibili;

- tra Marettimo e Capo Bon (Tunisia) un altro sbarramento composto da 884 mine.

Nel Canale di Sicilia erano state posate in tutto 4500 mine italiane. I punti sospetti, dove sarebbe potuto avvenire il previsto sbarco degli Alleati in Italia, erano tanti. Per quanto riguarda la Sicilia, si pensava che potessero sbarcare nella parte occidentale. Perciò, fra Trapani e le isole Egadi, furono posati alcuni sbarramenti antisbarco, composti da 322 mine. Si può pensare che la zona interessata fosse quella che dalle saline va fino a Marausa e Birgi. Poi vi erano le mine degli Alleati!

Gli inglesi posizionarono uno sbarramento di 50 mine a 3mg/W di Favignana e 164 a SE di Marettimo, un altro a 3mg/N di Marettimo. Il torpediniere Uragano ebbe la sfortuna di urtare una mina in lat. 37°35'-long. 10°37' di Marettimo: il suo affondamento causò oltre cento morti. Il bresciano Giovanni Belletti (95 anni), ex sergente dell'artiglieria, ricorda ancora con emozione il rischio corso quando era imbarcato sulla nave mercantile "Città di Napoli" scortata da due cacciatorpediniere.

 

 

Dal libro di Michele Gallitto "Egadi Ieri ed Oggi"