Durante l'epoca fascista, non mancarono le donne confinate in varie parti d'Italia. Anche Favignana ne "ospitò" una. Si chiamava Iole Cantini: era una ragazza comunista di circa vent'anni, mandata dalla questura di Modena. I primi giorni non si trovava una famiglia disposta ad ospitarla; quindi dormiva 'e Celle, sola, senza luce, in un letto di tufo. Appena si sparse la voce che sapeva cucire, una famiglia decise di prenderla in casa. Ma può risultare interessante anche sapere come si ponevano le donne di Favignana nei confronti dei numerosi confinati che soggiornarono sull'isola. Già in epoca borbonica e dopo l'unità d'Italia alcuni confinati decisero di fermarsi sull'isola e sposare donne del posto. Durante il fascismo, i confinati ebbero modo di notare come le donne favignanesi restassero spesso in casa. C'è chi, tra di loro, ricorda le donne passare per le strade per andare a lavorare allo stabilimento Florio con il coltello in mano: serviva per tagliare i pezzi di tonno per poi inscatolarlo a mano. Ma, come mai non veniva lasciato in reparto? Era una vecchia abitudine, oppure le donne lo facevano per sentirsi più sicure, visto che i confinati a Favignana erano davvero tanti e non erano visti di buon occhio, perché forse alcuni molestavano le donne? Fatto sta che, fino alla chiusura dello stabilimento, 'ifimmini, lo portavano con sé. Questa abitudine potrebbe essere nata ancora prima della venuta dei coatti del ventennio fascista, visto il via vai di coatti nell'isola. Potrebbe essere una motivazione plausibile... C'è da aggiungere che al regime non piaceva che i confinati potessero mettere su famiglia con le donne del posto, cosa che invece è successo un po' ovunque. A Favignana sono una dozzina le famiglie che hanno avuto origine dall'unione di un confinato politico e di una donna indigena (mentre si conosce solo un caso di genitore coatto comune, poi politicizzato). Tra i loro discendenti ho potuto parlare con Peppe Agrizzi e con Maria Guccione. "Mio padre Biagio Guccione" racconta la figlia Maria "era nato ad Alia, in provincia di Palermo. Aveva vent'anni quando fu arrestato come antifascista nel 1933 e sbattuto a Favignana. Qui ha conosciuto mia madre, Teresa Catalano, che apparteneva ad una delle più antiche famiglie di Favignana. Nel 1936 si sono sposati e mio padre decise di restare nell'isola".ati. In seguito, a Favignana rimasero solo i coatti comuni.
Dal libro di Michele Gallitto "Egadi Ieri ed Oggi"